Andrea Clementi: Stratificazioni Culturali

 

 

Visitando l’interessante Mostra collettiva “ CONTEMPORARY ART ” tenutasi nel mese di Febbraio presso la Scoletta S. Giovanni Battista e del SS. Sacramento a VENEZIA, nell’insieme dell’attraente aggregazione degli Artisti presenti si staccava un’affascinante “installazione! Dell’Artista veneto ANDREA CLEMENTI.

La vasta creazione appare composta da un grande cubo (LA TANA) da cui una miriade di piccoli ragni fuoriescono suggerendo allo spettatore un’idea di fuga da una costruzione per raggiungere un orizzonte di libertà dovuto a chi, sia pur in apparenza di simulacro, nel proprio habitat senta la necessità di espandere il naturale campo vitale; più in là una grande ragnatela ospita il suo naturale “tessitore” il quale sembra passeggiare avente il solo compito di aumentare la vastità del suo “impero”, mentre tutto attorno fanno da corona a questo spicchio di mondo miniaturizzato altri “esseri” che dello stesso fanno parte. Si fa notare il grande scorpione e la gigantesca “vedova” nei cui pressi striscia un non meno appariscente millepiedi. E’ un’impressione straniante quella che si prova innanzi a questa complessa “opera d’arte”, una sorta di immersione in un Eden che ha la valenza di proiezione onirica, una olografia prodotta dalla fantasia dell’Autore ma, più propriamente, dalla sua ansia di preservazione di un micro cosmo che rischia l’estinzione per mano di tutti noi. E’ la rivisitazione della Natura nei suoi aspetti più intimi, spesso dimenticati, la contrapposizione ai cieli sognati, verdi alberi e laghetti azzurri dei “media della domenica”, lo scavo psicologico del mondo che ci circonda e che viviamo quotidianamente senza conoscerlo e di cui pensiamo non ci si debba interessare perché “piccolo e nero”ANDREA con questi lavori ci parla di amore per tutte le creature e di ecologia, insomma un approccio sentito e vissuto sulla propria pelle, un messaggio indirizzato all’etere, con la speranza di un recepimento che porti a dei risultati concreti e positivi per la salvezza di ciò che resta di questo “habitat” che stiamo cercando di distruggere con tutte le nostre forze.

Viene spontaneo chiedersi cosa spinga Andrea Clementi a riprodurre, tutto rigorosamente con materiali naturali: filo di ferro, cordame, stoppa e quant’altro (a sostegno di una tesi di tra la realtà e la finzione dell’opera d’arte), un mondo che a noi “ignoranti” mortali provoca un senso di panico se non di ribrezzo per quella atavica paura che proviamo innanzi a creature sconosciute, oppure ci sono note solo per il tramite di miti e leggende spesso alterate dalla fantasia e dal sentito dire. E’ l’Artista stesso a chiarirci le ragioni ultime del suo lavoro, meglio del suo pensiero, con una dichiarazione tanto semplice quanto rigorosa: ”… la Natura per me rappresenta la perfezione, con i suoi cicli naturali, con le sue catene, con il suo equilibrio, purtroppo compromesso dall’Uomo …” aprendoci con queste parole il senso del suo  esprimersi in Arte peculiarmente a mezzo di una tale inconsueta manifestazione artistica. Bisogna, inoltre, mettere a fuoco un particolare che appare assai importante nel merito e cioè la struttura realizzativa di questi lavori, che vanno ben al di là della mera costruzione di una “installazione” la quale, nella maggior parte dei casi, è destinata alla consunzione temporale. Molti dei pezzi realizzati da Andrea sono, al contrario, delle vere e proprie opere “stabili” colate in bronzo (il grande scorpione) oppure in solido cordame rinforzato (la grande vedova) che testimoniano di una notevole abilità manuale combinata ad una brillante fantasia, quanto di una misurata capacità plastica, riscontrabile particolarmente negli elementi fusi così come in quelli “costruiti con materiale ferroso”, che hanno la possibilità, pertanto, di mantenersi inalterati nel tempo a testimonianza di un momento creativo di grande importanza nella vita dell’Artista.

Questo porta alla doverosa considerazione che, se nel contesto immaginativo di ANDREA tutto l’insieme si lega ad un progetto di “installazione” volta a smembrarsi dopo aver sollecitato la mente e la curiosità dei tanti fruitori, molti di quei lavori appartengono, come detto, allo specifico delle opere d’arte destinate a segnare il suo cammino. In quanto tali suggeriscono delle origini ben precise facenti capo a quel movimento sorto negli anni sessanta denominato “Arte povera” il quale ben descriveva le pulsioni, proprie degli Artisti appartenenti all’idea, provocate dal mondo della natura, in senso lato ed universale. In ciò riscoprendo, il Nostro, la propria funzione mediatica agente tra se ed il mondo che lo circonda, donandosi completamente allo spettatore quale parte coinvolta in quell’universo da lui descritto.

A questo punto della mia analisi mi vedo, tuttavia, quasi costretto a volgermi indietro per scoprire quale sia la prima stratificazione, l’humus primigenio che ha dato vita alla fioritura delle idee di cui sin qui ho disquisito sulla attuale forza immaginativa di CLEMENTI, la base su cui poggia il peso delle sue presenti concezioni artistiche. E qui, quale novella Alice paese delle meraviglie, ho scoperto un cosmo tanto semplice, quanto esplicativo, un universo sostenuto da solide palafitte tecniche, relativamente alla parte estetica, ed una notevole spinta inventiva in grado di predisporre la mente di un artista alle più ardite concezioni etiche capaci di dare un senso ai suoi ed ai nostri intimi stati d’animo, proiezioni oniriche delle comuni speranze e, a volte, delle proprie paure che si materializzano nei mostri che abitano le notti di tutti noi, così come ben descritto dai padri della psicanalisi ed altrettanto convincentemente da Artisti in grado di visualizzarle (Fussli e Redon). Ebbene tutto ciò si ritrova nella vasta produzione grafica di Andrea Clementi: animali liberi in natura (Le volpi, messaggio d’amore per il creato), i compagni delle nostre giornate (I gatti) le splendide modelle colte negli atteggiamenti loro abituali (Victoria) puntualizzate con una grafica dal tratteggio sottile, quasi musicale, mentre mostra una spiccata propensione alla realizzazione di “strisce” fumettistiche nelle quali si coglie sia il lato onirico della vita, quanto lo scavare in un quotidiano proponente avvenimenti reali che ci coinvolgono, portati all’esasperazione psichica, non privi, tuttavia di un buon senso dell’humour. Non disdegna l’avventurarsi in paesaggi fantastici (Qeen), ambiti forse agognati, e nel colto disegno caricaturale (Einstein), senza tralasciare un tocco di comic-horror (il Goblin) tanto caro alle nuove generazioni. Insomma questo giovane artista dimostra tutta la sua valenza tecnico-poetica ed una solida frequentazione propedeutica, che gli permette di addentrarsi nell’inconscio collettivo, in grado di trasformare le nostre pulsioni, le nostre passioni in immagini e “costruzioni” che ben le rappresentino. Mi sento, al di sopra di qualsiasi altra valutazione, di poter affermare una mia intuizione: che Andrea percepisca la necessità, propria di molti artisti, di dover dar sfogo a quelle intime pressioni che agitano il suo animo, che premono lo scorrere del sangue nelle vene, insomma il meraviglioso istinto che lo nutre portandolo ad analizzare ogni aspetto della via, visitata negli anfratti più vivi e più crudi che la ospitano, capace di trasformare queste intuizioni in logiche visive, opere d’arte che Lui ci offre convinto di dover e poter con i fruitori tutti i suoi sogni, le angosce e le proprie aspirazioni, certo che solo in quel preciso istante tutto il suo lavoro avrà raggiunto un senso compiuto. Allora, nell’attimo intuitivo, potrà permettersi di sperare che le sue fatiche abbiano prodotto una “quasi” certezza: le lunghe meditazioni, i tempestosi pensieri, le dubbiose domande di sempre, le ambizioni si saranno trasformate in “qualcosa” di concreto.

Non è questo, forse, il fine ultimo  dell’Arte?

Attualmente ANDREA sta ultimando il lungo tirocinio presso l’Accademia di BB.AA. di Venezia, il cui respiro antico si insinua nel suo essere affinando la sua sensibilità, formando ancor più la sua mente e la sua mano, preparando il suo spirito ad affrontare l’incalzante realtà che il “far Arte” propone a tutti i giovani artisti che si avviano a diventare gli interpreti delle terrene aspirazioni, mostrandoci il lato, nascosto ai più, dei misteri dell’esistenza umana, al di là del linguaggio usato oggi e che useranno domani; consapevoli che l’Arte debba essere il naturale lenimento dell’animo umano. A questo proposito è bello ricordare ciò che una volta ebbe a dire il poeta Stanley Kunitz (intimo amico del grande Mark Rothko): Nel migliore dei quadri, come nell’autentica poesia, si deve essere consapevoli della spinta morale esercitata (…)”.

Il breve assunto ci porta a considerare la possibilità che l’accettazione della dottrina artistica, vista oltre le barriere della mera esteticità, debba far parte della nostra vita spirituale, volgendo il pensiero a loro (gli Artisti) quali predisposti “taumaturghi” capaci alleviare le nostre sofferenze psichiche, in grado di squarciare il velo di indifferenza che sta tra noi e la verità.

ANDREA CLEMENTI fa parte di questo sodalizio, potendo vantare una notevole esperienza espositiva in Italia e all’estero, meritandosi l’auspicio per un futuro denso di momenti colmi di pura soddisfazione nella convinzione che il suo “lavoro” serva di sprone ad altri esseri umani in momenti in cui la luce viene meno e le speranze si affievoliscono.

Un’opera d’arte, una rima, poche note di uno spartito musicale possono ancora, ci auguriamo, condurci a rivedere il nascere di una nuova giornata ……. magari soleggiata!

Venezia, Marzo 2010

Giorgio Pilla – Critico d’Arte