I misteri della terra

 

Troverai più nei boschi che nei libri.

Gli alberi e le rocce ti insegneranno

Cose che nessun maestro ti dirà.

Bernardo di Chiaravalle

 

E’ un racconto narrato da fragilissime creature che abitano la terra, il cielo, l’aria: vivono accanto alle voci delle fronde, nella misura di distese sconfinate, dove transita la luce dell’azzurro emanata dalla ricchezza del silenzio.

Sono ragni, farfalle, scorpioni, insetti, gli stessi esseri nati dalle abilissime mani dello Scultore Andrea Clementi che, sempre vigile e attento, si rivolge alle cose più semplici, si mette in ascolto delle vibrazioni della Natura, di tutto ciò che palpita e freme in essa, respirando all’unisono con le trasparenze dell’acqua, del vento, delle gemme.

E’ particolarmente seducente entrare nel suo laboratorio dove si rifugia per parlare con la materia, renderla protagonista ascoltando i richiami, i suggerimenti che essa stessa propone.

Sembra che l’Artista Andrea Clementi faccia rinascere tutto intorno a sé  un’intima storia consacrata da emozioni segrete, da desideri smorzati, da leggeri palpiti condensati in soffici orditi percorsi da agili forme di mondi a noi sconosciuti, comparsi or ora e rivelati.

Così come l’alchimista trasforma oggetti comuni in preziosi, lo Scultore ricerca, esperimenta, costruisce, da vita, con i materiali più insoliti, quali corda, ferro, spago, fettuccia, legno e sotto la spinta di un gesto che smorza ogni tensione, impara a stare dentro le materie e con esse pensare, credere, sognare un orizzonte capace di rivelare  colore, spazio, luce e l’inquietudine di superfici e volumi sempre in perenne movimento, rianimati alitando in essi una potenzialità inaspettata.

La luce entra nelle sue Opere come una rugiada e si espande finissima, saltella proiettando sulla plasticità della materia, si accende di brividi, di dolci screziature: ai naturali prodigi, alle eterne metamorfosi Andrea Clementi aggiunge orme di timbri e ritmi che accompagnano l’intuizione, l’istinto, la straordinaria manualità, insomma il suo stato di grazia alla responsabilità, al dovere di capire, di proteggere e salvaguardare la bellezza del reale.

E’ quasi un gioco questo suo modo di fare Arte che lo spinge verso la libertà di lasciare la mente e il cuore capaci di dirigersi verso una contemplazione totale, dove nasce un sentimento puro che sa raccogliere nel greto del torrente una grossa radice ha inglobato una pietra lisciata dall’acqua per diventare sentiero al millepiedi, rifugio allo scorpione, supporto alla leggerissima trama intessuta dal ragno con un filo impalpabile teso tra la terra e il cielo.

Vicenza, Ottobre 2013

Marifulvia Matteazzi Alberti